Quarantennale della costituzione della Fondazione Accademia di Musica Italiana per Organo
- Domenica 8 dicembre, ore 17:00 – Villa Puccini a Scornio
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Con il sostegno di Fondazione Caript
Evento in collaborazione con gli Amici della Musica di Pistoia
ATTO MELANI
Pistoiese, certo di buona famiglia e perciò ben addestrato alle regole sociali del tempo, il “figlio del campanaro” è tornato oggi alla ribalta prepotentemente sia nella storiografia romanzesca sia in quella più meditata della ricerca scientifica.
Atto, con la sua stupenda voce, si trovava nel posto giusto al momento giusto fin dalla nascita: in un momento storico (la sua lunga vita comincia nel 1626) in cui le forze del mecenatismo signorile si innestano nelle potenzialità di un più articolato mercato professionale. A Pistoia, città eminente tra quelle del Granducato di Toscana, privilegiata nelle relazioni con la famiglia granducale ed anche protagonista di un rapporto diretto con la corte papale, oltre che sede di una vivace pratica musicale che, sotto la guida dell’attivissimo Monsignor Felice Cancellieri, dette vita ad un vivaio dal quale fiorirono alcune delle più celebri voci del secolo, in particolare di cantanti castrati.
Nato nel 1626 da una famiglia borghese di Pistoia, secondo di sette fratelli, tutti destinati a diventare musicisti, fu il primo di quattro a essere castrato per conservare la sua splendida voce e ciò gli fece presto raggiungere una posizione di rilievo nei circoli artistici e sociali del tempo.
In un’epoca che premiava la stravaganza, già la sola vita di Atto Melani fu di per seB oggetto di stupore. Pare che già all’età di quindici anni avesse lavorato per il Principe Mattias de’ Medici, fratello del Granduca di Toscana. Dopo pochi anni, Mattias concesse il suo cantante in prestito alla corte di Francia dove, intorno al 1640, Atto cominciò la sua ascesa al successo. Se da un lato grazie alla sua voce egli si conquistò i favori della Regina Anna d’Austria, madre del giovane Luigi XIV, dall’altro la sua curiosità per gli intrighi politici gli valse l’attenzione del Cardinale Mazzarino, straordinario primo ministro della Regina. E fu proprio questa combinazione di musica e politica la nota dominante di gran parte della carriera di Atto.
Per utilizzare la musica a proprio vantaggio Atto iniziò a scrivere cantate, il genere di musica vocale da camera più gradito dagli aristocratici nell’Italia del diciassettesimo secolo per le serate di intrattenimento. Per comprendere perché Atto scrisse tali opere, solo quindici delle quali sono oggi effettivamente attribuibili a lui. Una lettura più da vicino dei suoi pezzi ci svela qualcosa in più sulle ragioni per cui componeva. Le sue cantate sono composizioni che, ben lungi dall’essere raffazzonate, mostrano una costruzione attenta e una certa maestria, oltre alla ricerca di effetti suggestivi particolari. Certamente questa predilezione per la bizzarria, che Atto ricerca con maggiore impegno rispetto ad alcuni dei suoi contemporanei, appare come un tentativo di far colpo sui mecenati che mostra il suo acume e la sua raffinatezza. In altre parole, le opere musicali di Atto testimoniano dei suoi più ampi sforzi per distinguersi a livello sociale. Si evince, perciò, non solo che le composizioni di un musicista influenzano la sua vita – facendogli guadagnare da vivere e attirando mecenati – ma anche, viceversa, come la vita del musicista – e soprattutto le sue ambizioni sociali – influenzi il carattere delle composizioni.
Per informazioni:
Fondazione Accademia di Musica Italiana per Organo
Villa Puccini a Scornio
Piazza Belvedere 5 – 51100 Pistoia
+39 0573 403053 – accademia.organo.pistoia@gmail.com